Oltre ai due valori fondamentali del prezzo di acquisto del titolo e dell’importo dell’eventuale cedola intermedia, bisogna valutare altri quattro importantissimi fattori: le spese di acquisto, le imposte sulla cedola, le imposte sullo scarto di emissione, le imposte sul capital gain.
Analizziamo ora questi fattori singolarmente:
- Le spese di acquisto consistono in una quota di spesa che va ad aggiungersi al prezzo del titolo acquistato ricucendone così il rendimento. Facciamo un esempio con l’acquisto di un Btp: acquistando un Btp che costa 95 euro, a questa somma si devono aggiungere delle spese di commissione (le spese di acquisto appunto) per una percentuale dell’1% del valore del titolo. Pertanto per l’acquisto spenderemo 95 più 0,95 euro.
- Il secondo fattore da analizzare sono le imposte sulla cedola, cioè sull’importo che periodicamente si riceve a titolo di interessi sull’investimento effettuato. Tali imposte, nel caso del nostro titolo preso ad esempio, ammontano al 12,5% e, ovviamente, ne decurtano il rendimento finale. Quindi se il nostro Btp avrà una cedola del 3%, quindi 2,85 euro, l’importo realmente percepito come cedola sarà di 2,85 euro meno il 12,5%, cioè 2,50 euro.
- Il terzo fattore valutabile sono le imposte sullo scarto di emissione cioè quelle imposte che l’investitore deve versare sull’importo che rappresenta la differenza tra il valore di rimborso e il prezzo d’asta del titolo in questione. Per valutare l’ammontare di tale imposta bisogna conoscere il prezzo di emissione del titolo sul mercato e sottrarlo al prezzo effettivamente pagato e su quella differenza si paga l’imposta. Quindi se un Btp viene emesso a 98 euro e pagato 100, questa imposta verrà calcolata sul 2% che rappresenta la differenza tra i due valori.
- L’ultimo fattore da considerare sono le imposte sul capital gain, cioè la plusvalenza eventualmente realizzata con l’acquisto e/o la vendita del titolo in momenti diversi rispetto alla sua emissione (per l’acquisto) e alla sua scadenza (per la vendita). Per calcolare tale imposta supponiamo che un Btp venga acquistato al momento della sua emissione e rivenduto prima della scadenza con una differenza tra i due prezzi dell’1,5%. Su tale differenza bisogna calcolare, come abbiamo detto prima, il 12,5% di imposte. Dal dato ottenuto dovremo ancora stornare le imposte sullo scarto di emissione. Quello che si ottiene alla fine sarà l’imposta sul capital gain.
I Titoli di Stato sono ormai fonte di speculazione con tassi di interesse al di sopra dei massimi storici. Vista l’attuale situazione finanziaria conviene investire comunque in Titoli di Stato? Inoltre per chi ha già investito in BTP è meglio tenerli o venderli quanto prima (limitando le perdite future)?
Ciao, i BTP erano strumenti per cassettisti, oggi sono strumenti altamente speculativi per trader esperti e per chi è cosciente di un certo grado di rischio. Fin’ora non ci sono allarmi sulla solvibilità del debito italiano, quindi chi ha titoli in portafoglio può tenerli fino a scadenza senza problemi. Chi invece vuole acquistarli adesso, deve essere cosciente della volatilità attuale e quindi deve avere un’ottica speculativa più che da cassettista.